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300 | la città dell'oro |
mezzo ai rami d’una cuiera e sparve nel vicino bosco. Yaruri rimase immobile alcuni minuti, assorto in profondi pensieri, poi ritornò lentamente all’accampamento e si sdraiò a fianco degli uomini bianchi, mormorando:
— Yaruri non ha più patria: l’indiano che odia non ha che la vendetta!...
Quando Alonzo lo surrogò nel quarto di guardia, l’indiano tacque sul colloquio avuto con quel primo nemico, ma lo consigliò a vegliare attentamente.
L’alba spuntò senza che nulla fosse avvenuto. Yaruri, che aveva nascosto anche a don Raffaele l’incontro fatto, diede il segnale della partenza prima del solito. Voleva guadagnare via prima che i suoi compatrioti si preparassero alla difesa? Era probabile?
Il fiume era sempre disabitato, ma le sue sponde erano coperte, come prima, di boschi interminabili. Di tratto in tratto erano interrotte da immense savane tremanti, entro le quali si vedevano apparire dei lunghi serpenti d’acqua.
Navigavano da quattro ore, quando verso l’alto corso del fiume udirono dei tonfi formidabili.
— Oh! — esclamò Alonzo. — Cos’è questo fragore? Che vi siano delle centinaia di coccodrilli lassù?...
— Dei caimani che fanno questo baccano!... — esclamò don Raffaele. — Io ne dubito.