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Il pane degli indiani | 283 |
— Cosa sono la cassava e il cuac?
— Te lo dirò poi. Al lavoro.
L’indiano continuava a scavare aiutandosi col suo largo coltello e accumulava i bulbi. Don Raffaele ed il dottore si accomodarono per terra, si misero a pelarli, poi a tagliarli in fette sottili.
— Sarebbe necessaria una raspa, — disse il dottore ad Alonzo, — ma in mancanza di questa faremo col coltello.
— Posso aiutarvi?
— Sì, ma bada a non ferirti, poichè una scalfittura fatta con un coltello bagnato nel succo di questi tuberi produce la morte.
— Agirò con prudenza, dottore. Ma non vi è alcun antidoto per questo veleno?
— Sì, uno solo, il succo della rundiroba cardifolia, ma non ho veduto nessuna di queste piante in questa foresta.
Yaruri aveva terminata la raccolta e si era seduto dinanzi ad un ammasso di foglie che aveva prese nella foresta. Erano di palme murumurò, adoperate dagli indiani per fabbricare delle stuoie finissime.
L’indiano le intrecciava rapidamente formando una specie di budello lungo e grosso come la coscia d’un uomo.