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278 | la città dell'oro |
— Yaruri avrà tutto, — rispose l’indiano. — In cammino.
— Ma io ho fame, — disse Alonzo. — La foresta non potrebbe regalare qualche cosa all’indiano?
Yaruri gettò intorno un rapido sguardo, poi prese una fiaschetta che il dottore portava appesa alla cintola, dicendo:
— La foresta vi offre del latte.
— Hai scorto qualche mucca? — chiese Alonzo, ridendo.
Yaruri non rispose, ma s’avvicinò ad un grande albero col tronco liscio, alto dai venticinque ai trenta metri, colla corteccia rossastra e coi rami carichi di frutta rotonde, grosse come aranci e giallastre.
— La mimosops balata, — disse il dottore. — Avremo del buon latte che nulla avrà da invidiare a quello delle mucche.
L’indiano aveva estratto il coltello e fatta sul tronco di quell’albero una profonda incisione. Tosto un getto di succo lattiginoso zampillò, cadendo entro la fiaschetta del dottore.
— A voi, — disse l’indiano, porgendola ad Alonzo. — Bevete.
Il giovanotto, dopo una breve esitazione, mandò giù due o tre sorsi.