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270 | la città dell'oro |
— Avranno preso il largo, — rispose il dottore.
— Non fidatevi e rimanete uniti, — comandò Yaruri. — Forse ci spiano e strisciano fra i cespugli.
Si addossarono al tronco colossale d’un summameira che stava dietro di loro e attesero l’alba coi fucili montati.
Alonzo aveva trascinato presso l’albero il cadavere della belva e lo osservava con viva curiosità.
Era un vero coguaro, chiamato anche puma dagli indiani e leone d’America dagli uomini bianchi. Come dicemmo, era grande quanto un cane di Terranuova, ma nelle forme e anche pel colore del pelame, rassomigliava assai alla femmina del leone africano. Aveva la testa rotonda come quella dei gatti, ornata di lunghi baffi irti, gli orecchi corti e la coda era lunga e sottile.
Questi animali hanno una forza straordinaria quantunque siano relativamente piccoli e sono feroci al pari dei giaguari, e assaltano nello stesso tempo animali e indiani. Di solito, specialmente se non sono affamati, evitano gli uomini bianchi sapendoli armati di fucili, ma se sono messi alle strette si difendono con accanimento senza pari e si slanciano sui cacciatori senza contarli.
Tuttavia, quantunque siano così sanguinari, presi piccini si affezionano ai loro padroni, ma non bisogna