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L'assalto dei caimani 267

— Dei giaguari forse? — chiese.

— O dei coguari? — disse l’indiano.

— Preferisco questi ai primi.

— Ma nemmeno i coguari sono avversari da disprezzarsi, specialmente se sono più d’uno, — rispose il dottore.

— Quanti ne hai veduti, Yaruri? — chiese don Raffaele.

— Mi parvero quattro, padrone.

— Diavolo!... Dopo gl’indiani ed i caimani ecco le fiere delle foreste!...

— Cosa decidiamo? — chiese Alonzo. — Non possiamo rimanere fino all’alba immersi fino alle anche.

— Proviamo a forzare il passo, — rispose il piantatore. — Se non sono affamati, spero che se ne andranno.

— Eccone uno là, sotto quella pianta, — disse Alonzo, alzando il fucile. — Provo a fare una scarica.

Presso il tronco d’una massimiliana si vedeva agitarsi un’ombra e brillare due occhi che avevano dei riflessi verdastri. Si udì un sordo brontolìo a cui rispose una specie di miagolìo che usciva da una macchia vicina. Alonzo s’avanzò verso la sponda e puntò l’arma, ma la riabbassò quasi subito, emettendo un grido di dolore.