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254 | la città dell'oro |
— Ed i nemici vegliano!... Che brutta prospettiva!... — esclamò il dottore.
— Vedi nessuno, Alonzo? — chiese il piantatore.
— No, cugino.
— Pure la freccia è partita da quell’isolotto e l’uomo che si è nascosto fra i cespugli bisognerà che si mostri, se vuole guadagnare la sponda.
— Aspetterà la notte per attraversare il canale, — disse il dottore.
— Non comprendo una cosa, Raffaele, — disse Alonzo, il quale, pur chiacchierando, sorvegliava l’isolotto. — Mi stupisce come quegli indiani, che noi sappiamo armati di fucile, non se ne servano per abbatterci.
— È un mistero anche per me, Alonzo.
— Come non comprendo perchè lancino le loro frecce solamente contro Yaruri e risparmino noi.
— Ecco un’altra cosa che nemmeno io so spiegare.
— Che non osino assalire noi?...
— Tutti questi indiani, in generale, odiano gli uomini di razza bianca e non esitano quando si tratta di ucciderne qualcuno. Avranno i loro motivi per non prendersela con noi.
— Comunque sia, siamo imprigionati, — disse il dottore. — Non so cosa ci accadrà fra ventiquattro o