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248 | la città dell'oro |
— Vedi, cugino, che possiamo respingere i caimani?
— Non dico il contrario, ma io domando quando potremo lasciare questa incomoda posizione.
— Attraverseremo il fiume a nuoto, Raffaele.
— Coi caimani alle costole.
— Prima li fugheremo. Ne vedo sei o sette che si avanzano verso di noi e faranno presto conoscenza colle nostre armi.
— Purchè non ci rodano l’albero! — disse il dottore. — Hanno tali denti da spezzarlo in pochi minuti.
— Diavolo! Che brutto capitombolo! Eccoli!... Il bersaglio è abbastanza visibile.
Una banda di caimani, che poco prima giuocherellava presso la cascata, dopo un po’ d’esitazione, causata forse dalla sorpresa di veder sparire quel grosso battello, s’avvicinava lentamente formando un cerchio minaccioso.
Senza dubbio quei voraci mostri avevano indovinato di che natura era quello strano grappolo pendente da quel tronco e accorrevano sperando di fare un lauto banchetto. I loro brutti occhi a riflessi azzurri, si fissavano già con ardente bramosia sulle future vittime e le loro mascelle si richiudevano con rumore formidabile, come se già pregustassero quelle carni.
I naufraghi però non erano uomini da lasciarli av-