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L'agguato degl'indiani | 247 |
— No, padrone.
— Ti sembra ancora possibile il viaggio?
— Yaruri sa fabbricare i canotti.
— Ed i viveri?
— Yaruri troverà il manioca e gli uomini bianchi la selvaggina. Io ho la mia scure e voi le vostre armi.
— Che diavolo d’un indiano! — esclamò Alonzo. — Trova rimedio a tutto.
— Ma non trova il modo di farci uscire da questa situazione poco allegra, — disse don Raffaele. — Eccoci tutti e quattro sospesi a quest’albero come le frutta d’una pianta e sopra un abisso popolato di caimani....
— Che si avanzano avidi di preda, colla speranza di fare dei buoni bocconi, — aggiunse il dottore.
— Abbiamo i fucili, — disse Alonzo.
— E quante munizioni?
— Io ho salvato una bisaccia di polvere che non pesa meno di quattro chilogrammi.
— Ed io ho le tasche piene di palle, — disse il dottore.
— Ed io una scure, — rispose l’indiano.
— Ed io una cassetta di proiettili, — disse don Raffaele. — Siamo ricchi e possiamo disporre d’un migliaio e più di colpi. Non credevo di possedere tanta fortuna.