Pagina:Salgari - La Città dell'Oro.djvu/21


Yaruri 13

Udendo quel nome, il piantatore aveva emesso un grido di stupore.

— Hai parlato degli Eperomerii! — esclamò.

— E di Manoa, hai mai udito parlare? — continuò l’indiano.

— Di Manoa!... Potenza di Dio!... Tu parli di Manoa!...

Il piantatore che pareva in preda ad una viva eccitazione, guardava l’indiano con due occhi che brillavano di cupidigia. Pareva che quella parola di Manoa lo avesse completamente scombussolato.

— Cugino, — disse Alonzo, che non aveva compreso nulla o quasi nulla di quanto aveva detto l’indiano e che non aveva mai udito parlare nè degli Eperomerii, nè di Manoa; — mi sembri commosso.

— E vi è da commuovere l’uomo più impassibile della terra, — rispose il piantatore con voce rotta. — Si tratta di conquistare ricchezze incalcolabili, di monti d’oro, d’una città d’oro, mi comprendi?

— D’una città d’oro!... — esclamò Alonzo. — Ma cosa narri tu?...

— L’antica leggenda sta per diventare realtà. Barreo ne ha parlato, il cavalier Raleigh, Giovanni Martinez e Keymis non si sono sognati, no, l’esistenza degli Eperomerii.... Ah! Alonzo, vedo milioni, vedo dei miliardi!...