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200 | la città dell'oro |
lanciato a prora, stringendo nella destra una pesante ed affilata scure.
L’arma scese rapida sul cranio del gigantesco pesce, penetrando profondamente nella materia cerebrale, mentre i tre bianchi scaricavano simultaneamente le carabine.
Il lamantino, colpito a morte, fece un balzo terribile uscendo quasi tutto intero dall’acqua, poi si tuffò lasciando alla superficie un cerchio di sangue.
— Perduto? — gridò Alonzo.
— No, è nostro, — rispose Yaruri.
— Quale quantità di carne deliziosa! — esclamò don Raffaele.
— Eccolo! — gridò il dottore.
Il lamantino ricompariva alla superficie, insanguinando le acque. Sbuffava, lanciava rauchi suoni, dibatteva febbrilmente la larga coda e le pinne pettorali, si sollevava, si rituffava e si contorceva come se cercasse di sbarazzarsi delle palle che portava nel corpo.
— Un’altra scarica! — comandò don Raffaele. — Questi mammiferi hanno la vita dura.
Tre altre detonazioni rimbombarono formando uno sparo solo. Il lamantino, nuovamente colpito, fece un ultimo e più disperato balzo, poi si distese senza vita e s’abbandonò, semi-sommerso, alla corrente. La scia-