Pagina:Salgari - La Città dell'Oro.djvu/167


Una emigrazione di formiche fiamminghe 159

— Fermiamoci — disse il dottore. — Non ho più vent’anni per correre come un cervo.

— Speriamo che nè i pecari, nè le formiche ci raggiungeranno — disse Alonzo.

— Non v’è più pericolo, giovanotto mio.

— Ma ditemi, dottore, sono realmente così formidabili le formiche? Quantunque abbia veduto coi miei occhi la loro distruzione e fuggire persino i pecari, stento a credere che siano così terribili come si dice.

— Ti dirò che nulla può resistere alle loro migrazioni, nemmeno un esercito, nemmeno le più feroci belve.

— È incredibile, dottore.

— Quando per delle ragioni misteriose sono spinte ad emigrare, muovono diritte in colonne immense, perfettamente organizzate, abbattendo qualunque ostacolo. Pensa che non sono drappelli ma centinaia di miliardi di esseri piccoli bensì, ma armati di branchie tremende. Sul loro passaggio distruggono le praterie, le foreste, le piantagioni, divorando gli animali che sorprendono sul loro passaggio. Perfin le scimmie, sorprese sugli alberi, in meno d’un minuto sono fatte a brani, poichè quasi tutte le formiche dell’America del Sud sono avide di carne. Come difendersi quando si viene assaliti da milioni di mandibole che tenagliano, strappano, lace-