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150 | la città dell'oro |
— Non dico di no, ma non sarà facile trovarci in questa immensa foresta. Oh!... Diavolo!... La situazione minaccia di complicarsi!
— Cosa c’è di nuovo?
— C’è che siamo presi fra due pericoli, uno più spietato dell’altro. A basso i pecari ed in alto le mosche-cartone.
— Non vi comprendo, dottore.
— Guarda lassù, su quel ramo. Non vedi nulla?
— Sì, vedo un grande nido di vespe che sembra... toh!... Si direbbe fabbricato precisamente di cartone.
— Ebbene non è un nido di vespe, precisamente, ma di grosse mosche più tremende delle vespe, poichè basta una puntura per far morire una scimmia e per rendere un uomo quasi pazzo.
— Che brutta prospettiva! Temete che ci assalgano?
— Non so cosa dirti, ma ne vedo già alcune volare proprio sulle nostre teste. Temono che noi andiamo a distruggere il loro nido. Ah! Se ci fossero qui alcuni macachi, non mi darebbero più inquietudine quei tremendi insetti.
— E perchè dei macachi?
— Quelle scimmie sonno voracissime delle mosche-cartone ed in poco tempo le distruggono.
— Ma non muoiono sotto le punture?