Pagina:Salgari - La Città dell'Oro.djvu/150

142 la città dell'oro

avidamente mangiati dalle testuggini, e quindi ammassi inestricabili di calupi diavolo i cui semi, messi in infusione nell’acquavite, danno uno specifico contro i morsi dei serpenti; di batolo le cui foglie messe a macerare servono a guarire le febbri, e di bambù colossali, fortissimi, che resistono perfino alle scuri e che sono adoperati per fabbricarsi quei lunghi canotti.

Gli animali non mancavano, ma non erano reputati degni di figurare alla tavola dei cacciatori. Erano per lo più quadrumani e soprattutto bande numerosissime di scimmie urlanti le quali facevano un baccano indescrivibile. Chiamansi anche scimmie rosse, avendo il pelame rossastro.

Sono alte un metro e quaranta centimetri od un metro e mezzo; hanno il muso appuntito, la coda assai lunga, ma sono soprattutto notevoli per la potenza della loro voce. Il loro pomo d’Adamo è grosso quanto un uovo di gallina, ma quando lo gonfiano diventa un vero gozzo ed allora lanciano dei potenti hon!... hon!... e dei muggiti così formidabili che si odono a ben cinque chilometri di distanza.

Al pari delle scimmie barbado o preganti, si radunano in circolo sul tronco degli alberi e sui rami, il capo si colloca in mezzo ed intuona il concerto, ma le altre devono limitarsi a fare le parti dei coristi,