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Yaruri | 7 |
guaro e con un tremendo colpo della sua pesante arma lo fece stramazzare al suolo fulminato. La terribile wanaya gli aveva fracassato il cranio.
Raffaele si era precipitato verso Alonzo, il quale, dopo aver respinto il cadavere sanguinante della fiera, s’era alzato a sedere.
— Sei ferito, cugino mio? — gli chiese con voce tremula.
— No, — rispose Alonzo tergendosi il freddo sudore che inondavagli il viso già pallido. — Ma se il soccorso tardava, ero spacciato.
— Nemmeno una graffiatura?
— Neanche le vesti lacerate. Il giaguaro ha avuto un istante di esitazione ed è stata la mia salvezza. Ti giuro però, cugino mio, che mi sento tutto scombussolato.
— Presto, ritorniamo alla piantagione. Una vecchia bottiglia di vino di Spagna ti farà bene.
Alonzo si era alzato raccogliendo il fucile che lo aveva così male servito in quel supremo istante. Stavano per ricacciarsi nella foresta, quando entrambi si arrestarono, esclamando:
— E l’indiano?
Si volsero di comune accordo e scorsero il salvatore ritto accanto ad una palma massimiliana, appog-