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Una freccia mortale 137

— Ma ti avveleni! — esclamò Alonzo.

— Non temere, — disse il dottore. — Il curare è mortale solamente se si mescola al sangue dell’uomo colpito, ma si può assaggiarlo impunemente.

— Era destinata a noi quella freccia?

— A Yaruri, — disse il dottore. — Gl’indiani non falliscono mai e se l’avessero destinata a noi, saremmo stati colpiti. Fortunatamente il nostro indiano ha udito il sibilo a tempo ed ha potuto evitarla.

— Qualcuno adunque ha interesse a sopprimere Yaruri?

— Così la penso anch’io.

— Ma a quale scopo? Perchè lui invece di noi?

— Per privarci della guida che ci conduce alla città dell’oro; tale è il mio sospetto. Affrettiamoci a ritornare prima che ci piova addosso qualche altra freccia.

Si ripiegarono in fretta verso la sponda dove trovarono don Raffaele assai inquieto ed in procinto di raggiungerli. Informato di ciò che era avvenuto, approvò la proposta del dottore di vegliare attentamente sul fiume e l’indomani battere la foresta per cercar di scoprire quei nemici misteriosi.