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132 | la città dell'oro |
Il serpente, un enorme boa acquatico, che doveva misurare l’incredibile lunghezza di dodici o tredici metri, si era rapidamente disteso ed in un baleno aveva stretta la vittima fra le sue potenti spire.
È noto che i boa, sia il constrictor che vive nelle regioni aride ed infuocate dell’America del Sud, come il scitale o anaconda che vive nelle paludi o lungo i fiumi, posseggono tale forza da stritolare, fra le loro anella, perfino i buoi. Nondimeno il tapiro, pur sentendosi a stringere, non sembrava per nulla spaventato.
Alonzo, che non lo perdeva di vista, lo vide ad un tratto impicciolirsi come se avesse emessa tutta l’aria che aveva nei polmoni, per gonfiarsi rapidamente e diventare una volta e mezza più grosso di prima. Il boa, che aveva stretto le anella, non ebbe il tempo di svolgerle. Si udì uno scricchiolìo come se la colonna vertebrale fosse stata bruscamente distaccata, poi il gigantesco serpente svincolò la coda e cadde al suolo come un pacco di biancheria umida.
— Il furbo! — esclamò una voce dietro ad Alonzo.
Era il dottore che li aveva raggiunti per vedere con quale specie di selvaggina avevano da fare.
— Ma ora gli mando una palla, — disse Alonzo.
— È inutile, giovanotto, non ne vale la pena. Quel povero tapiro è affatto inoffensivo e la sua carne è