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98 | la città dell'oro |
— Ma cosa fanno? — chiese Alonzo, che non li perdeva di vista.
— Si picchiano, come ben vedi, — rispose il dottore. — Sono ubriachi di niopo.
— Di rhum o di cascara, forse?
— No, è una polvere composta di foglie di mimosa e d’una calce estratta dalle conchiglie d’un mollusco molto comune su questo fiume.
— È una specie di tabacco adunque, — disse don Raffaele.
— Ha le stesse proprietà del tabacco, dell’oppio e del betel1 che masticano gl’Indocinesi ed i Malesi, ma l’abuso produce una strana malattia che rende litigiosi, battaglieri. Gli Ottomachi approfittano sempre di quella eccitazione per sfogare i loro rancori.
— Finchè si limitano ai pugni ed ai calci poco male, — disse Alonzo.
— Fanno di peggio, giovanotto, — disse il dottore. — Si bagnano le unghie, che usano portare lunghe, nel succo velenoso del curare, producendo ben sovente delle ferite mortali.
Gli Ottomachi intanto, sempre battagliando, erano
- ↑ Foglie di un albero che cresce nell’Indocina e che si masticano mescolate a noci d’arecche e ad un po’ di calce.