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capanne essendo di abitudini vagabonde, non coltivano nè le zucche nè il manioco come gli altri, contentandosi delle frutta che somministrano a loro gli alberi della foresta o dei prodotti della caccia e della pesca. Non hanno che una sola passione; quella di pitturarsi. Impiegano nella loro teletta delle giornate intere dipingendosi il corpo con colori svariati e perfino i capelli, ma quelle pitture, che richiedono delle ricerche pazienti per trovare le terre colorate, non le sfoggiano che nelle grandi occasioni. Nei giorni ordinari si limitano ad imbrattarsi il volto ed i capelli con ocra gialla o rossa o turchina.

Quantunque abbiano avuto frequenti contatti cogli uomini bianchi, sono selvaggi come nei primi giorni della scoperta dell’America e non hanno fatto il più lieve progresso.

Il loro vestiario, come quattrocento anni fa, si compone ancora d’un semplice sottanino di foglie intrecciate, il guayaco come lo chiamano loro, e le loro armi non hanno cambiato possedendo ancora le cerbottane, le mazze e qualche arpione per uccidere gli alligatori ed i lamantini.

Gli uomini che erano improvvisamente comparsi e che s’inseguivano gettando urla furiose, accapigliandosi, graffiandosi, picchiandosi coi pugni e coi piedi,