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La zattera vivente. | 89 |
sulla riva che in quel luogo era sabbiosa e sgombra d’erbe, mettendosi in ascolto.
Stette ferma qualche minuto poi proseguì la sua marcia con passo rapido e l’andatura inquieta, camminando sulla punta delle zampe, quindi si mise a scavare la sabbia.
— Si prepara a deporre le uova, — mormorò Alvaro. — A me Garcia! —
Entrambi si erano slanciati al di sopra del cespuglio, piombando addosso al rettile il quale si era accovacciato in fondo alla buca.
Afferrarlo e rovesciarlo violentemente sul dorso, fu un momento solo.
— È nostra! — gridò il mozzo con voce trionfante. — A voi la scure, signore!
Alvaro aveva impugnata l’arma e si preparava a vibrare un colpo sulla testa del rettile, quando un pensiero improvviso lo trattenne.
— No! — esclamò. — Stavo per commettere una grossa bestialità!
— Non l’uccidete signore? — chiese il mozzo.
— Ucciderla! Penso che questo rettile ci potrà essere più utile vivo che morto, mio caro.
— Ed in qual modo signore?
— Sarà quello che mi condurrà alla riva.
— Questa bestia?
— Credi che non possa servire da zattera ad uno di noi? Guarda come è largo il suo guscio.
— Ah! Signore! — esclamò il mozzo, scoppiando in una risata.
— Ridi! Ebbene, io ti proverò che non ho detto una sciocchezza.
— Ma, signore, se la rigettate in acqua affonderà subito e vi lascerà alla superficie.
— Tu lo credi?... Io no, perchè le impedirò di sommergersi. Quel caimano che è venuto a farsi uccidere fra i nostri piedi, ha avuto una gran buona idea.
— Non vi capisco, signor Alvaro.
— Vieni con me.
— E non fuggirà la testuggine?
— Non temere; quando questi rettili si trovano rovesciati sul dorso non sono più capaci di raddrizzarsi.