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54 Capitolo Quinto.

— Possono vantarsi di averci fatto passare un brutto quarto d’ora, — disse Garcia, ridendo. — Bel modo di spaventare la gente che passeggia nelle foreste. Io avrei giurato che si martirizzavano dei prigionieri.

— Ed anch’io, Garcia, — rispose Alvaro. — Se saremo costretti a fermarci molto tempo in queste foreste ne vedremo delle belle. Toh! Guarda come ha degli incavi quell’albero. Prenderemo possesso di una di quelle celle per passare la notte, giacchè il sole sta per tramontare.

— E la cena, signore? Quelle pere erano squisite però mi sento lo stomaco vuoto.

— Cerchiamo delle frutta.

— Preferirei una bistecca, signore.

— Oh! Il ghiottone! Sei un po’ esigente, ragazzo.

— Ma sono certo che non la sdegnereste, signor Correa.

— Non oserei affermare il contrario; disgraziatamente le nostre costolette devono essere ancora ben lontane e saremo costretti ad accontentarci di qualche frutto.

— Ecco là una pianta che ci fornirà la cena. —

Si lasciò scendere, servendosi d’una liana. Aveva già toccato il suolo quando Garcia lo vide balzare rapidamente indietro, facendo un gesto di ribrezzo.

— Signor Alvaro! — gridò il mozzo. — Ah! L’orribile bestia!

— Qualche serpente!

— Lo si direbbe un rospo... ma che rospo! —

Una schifosa bestia che saltellava fra le foglie secche era sfuggita sotto i piedi del naufrago. Era uno di quei sapos de minas che sono così abbondanti nelle foreste umide del Brasile, un rospo grosso quanto un cappello, colla pelle a chiazze gialle e nere e colle appendici cornute.

— Che bestiaccia! — esclamò Garcia, saltando da una parte. — Non ne ho mai vista una più ributtante, signore.

— Ti credo, — rispose Alvaro, allungandole un calcio per farla sfuggire più presto.

— E quelle bestie che saltano come se avessero le molle sotto le gambe? Non le vedete signore? Ah! Per Bacco! Non si sono mai vedute delle rane di questa specie.

— Delle rane!

— Ma, signor Alvaro!... Hip! Hep! Che salti! Come sono comiche! —