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46 | Capitolo Quarto. |
Quell’operazione inesplicabile pei due naufraghi, vissuti in un’epoca in cui il tabacco cominciava a essere appena noto ai popoli d’Europa, era invece spiegabilissima.
I due indiani fiutavano semplicemente un po’ di tabacco polverizzato nè più nè meno come lo prendevano i nostri nonni. Solamente lo fiutavano in modo un po’ diverso e con maggior vigore, soffiandoselo reciprocamente nel naso mediante quello strano istrumento formato da due ossa alari d’uccello, incrociate a quel modo.
Dopo d’aver sternutato abbondantemente, fino ad avere le lagrime agli occhi, i due selvaggi, felicissimi del successo di quella operazione, tornarono a sdraiarsi fra le erbe, tenendo gli sguardi sempre fissi sulle acque che in quel luogo parevano assai profonde.
Che cosa aspettavano? La risposta fu più pronta di quello che i due naufraghi credevano.
Non erano trascorsi quindici minuti, quando videro i selvaggi balzare rapidamente in piedi, uno tenendo in mano uno di quei pugnali di legno, aguzzo d’ambo le estremità e l’altro la corda di liane.
Quello armato del pugnale che sembrava il più robusto e anche il più attempato, si slanciò su una piccola rupe che s’alzava presso la spiaggia, scrutò, con estrema attenzione le acque, poi si cacciò il pugnale fra i denti e con un magnifico salto di testa s’immerse.
— Sono pescatori, — disse Alvaro al mozzo. — Sarei però curioso di sapere quale specie di pesce andrà a pugnalare.
— Dubito che possa riuscirvi, — rispose il ragazzo. — Sono troppo lesti gli abitanti delle acque.
— Ah! Diavolo!
— Che cosa avete, signore?
— Guarda! Perdinci! Che fegato hanno questi selvaggi. —
Una testa enorme si era mostrata improvvisamente alla superficie, a pochi passi dal luogo ove l’indiano si era immerso, la testa d’un pesce-martello.
— Il pescatore è perduto! — esclamò il mozzo.
— Ma no, — rispose Alvaro. — Egli si è immerso per assalire lo squalo.
— Che abbiano tanto coraggio questi selvaggi?
— Apri bene gli occhi, Garcia. —
Il pescatore era ricomparso a galla tenendo sempre fra i denti il lungo pugnale di legno e muoveva risolutamente verso lo squalo che giuocherellava fra la spuma.