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Alla costa. 45

prolungamento dovuto ad un pezzo di diaspro, di forma rotonda, incastrato un po’ sopra al mento e che pareva un vero stoppaccio cacciato a forza nella carne viva.

Quello strano ornamento che è in uso anche oggidì fra gl’indiani delle regioni interne del Brasile e che chiamasi il barbotto, dà alle loro fisionomie un aspetto ripugnantissimo.

Per averlo, si forano il labbro inferiore e vi cacciano dapprima dentro un dischetto di legno per tenere aperta la ferita finchè si siano rimarginati gli orli, poi uno più grande e continuano finchè abbiano raggiunto una sporgenza enorme. È da quel foro che sfugge la saliva che li imbratta in modo schifoso.

Anche negli orecchi fanno altrettanto, cacciandosi nel lobo dei dischi in modo che le estremità inferiori toccano sovente le spalle!

I due indiani che erano armati di lunghi archi di legno del ferro, e di certe specie di pugnali pure di legno, assai acuminati d’ambe le parti, si erano arrestati sulla spiaggia che in quel luogo scendeva ripidissima, guardando attentamente le acque.

— Pare che non l’abbiano con noi, — disse Alvaro al mozzo. — Si direbbe che si preparano a pescare.

— Colle frecce?

— Stiamo a vedere.

— Non se ne sono ancora accorti della zattera.

— È arenata dietro alla scogliera, dove il flusso l’ha spinta. —

I due indiani dopo d’aver percorso un tratto di spiaggia erano tornati indietro strappando da una pianta alcune liane che rapidamente annodarono, formando una corda resistentissima, della lunghezza d’un centinaio di piedi.

Ciò fatto si stesero sotto l’ombra d’un palmizio e tratto da un piccolo recipiente formato da una conchiglia una manata di polvere nerastra, si collocarono l’uno di fronte all’altro, tenendo in mano un bizzarro istrumento che pareva formato da due ossa incrociate in forma d’un X.

— Che cosa fanno? — chiese il mozzo stupito.

— Non ne so più di te, — rispose Alvaro che seguiva attentamente quella singolare operazione senza riuscire a comprendere molto. —

I due indiani versarono la polvere levata dalla conchiglia nelle ossa che dovevano essere forate in tutta la loro lunghezza, accostarono poi i loro volti introducendo fra le labbra uno dei rami inferiori e l’altro nelle narici, poi si misero a soffiarci con forza starnutando rumorosamente.