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44 | Capitolo Quarto. |
Avevano fatto già un abbondante scorpacciata, quando Correa che si era sdraiato fra le fresche erbe per riposarsi un po’, vide il mozzo lasciare rapidamente il ramo, aggrapparsi alle liane e lasciarsi scivolare fino al suolo con rapidità fulminea.
— Cos’hai, ragazzo? — chiese il portoghese, afferrando i due archibugi.
— Silenzio, signore! — rispose il mozzo con voce alterata.
— Spiegati: chi hai veduto?
— Gl’indiani, signore!
— Ancora quei bricconi? — si chiese Alvaro, lanciando all’intorno un rapido sguardo. — Dove sono?
— Seguono la spiaggia.
— Molti?
— Non ne ho veduti che due.
— Vieni! —
Avendo scorto a breve distanza dei folti cespugli di passiflore, vi si lanciò in mezzo, seguito prontamente dal ragazzo. Da quel posto potevano vedere un lungo tratto di spiaggia, senza correre il pericolo di poter essere scoperti.
Degl’indiani dovevano avanzarsi verso la foce del fiumicello, giacchè se non si scorgevano ancora si udivano però le loro voci.
— Non mi sembra che siano molti, — disse Alvaro che ascoltava attentamente.
— Che siano due esploratori degl’indiani che sono fuggiti? — chiese Garcia.
— Può darsi, — rispose Correa. — Se sono due soli non c’è da spaventarsi.
— Che ci scoprano? Possono trovare le nostre orme che abbiamo lasciate sulle sabbie e anche la zattera.
— Se si accosteranno non li risparmieremo. —
In quel momento due indiani sbucarono dal folto della boscaglia avanzandosi verso la spiaggia.
Erano entrambi di statura alta, un po’ magri, coi lineamenti regolari, colla pelle d’un rosso mattone e quasi interamente nudi, non avendo che un piccolo perizoma formato di nervature di foglie grossolanamente intrecciate.
Avevano invece i corpi dipinti di ocra rossa e nera, delle penne attaccate alle gote e altre infisse nei lunghi e ruvidi capelli che portavano sciolti sulle spalle.
La loro bocca aveva però un aspetto ripugnante, avendo il labbro superiore assai sporgente, come in forma d’un cucchiaio,