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36 | Capitolo Quarto. |
— Dove ci dirigeremo, signore? — chiese il mozzo, disponendosi a prendere i remi.
Correa lanciò un lungo sguardo verso la costa, poi indicando un fiume che si versava nella vasta baia, disse:
— Approderemo là; saremo abbastanza lontani da quello che hanno risalito i brasiliani. —
CAPITOLO IV
Alla costa.
La zattera galleggiava perfettamente, mercè anche i quattro carratelli legati ai suoi angoli e manteneva fuori d’acqua la sua piattaforma malgrado le ondate che rumoreggiavano nella baia.
Il signor di Correa ed il ragazzo, dopo essersi orizzontati, si erano messi ad arrancare con lena, tenendo però gli sguardi quasi sempre volti alla foce del fiume entro la quale si erano cacciate le tre piroghe dei brasiliani.
Temevano che quei bricconi si fossero nascosti fra le piante che coprivano le due rive e che da un istante all’altro facessero la loro comparsa.
Nella baia non si scorgevano che degli uccelli marini d’una specie assolutamente ignota ad Alvaro ed al suo compagno e che si tuffavano nelle acque per dare la caccia ai pesci. Nessuna piroga solcava quell’immenso specchio d’acqua disseminato di superbi isolotti coperti di palmizi di varie specie, che davano loro un aspetto assai grazioso.
Nessun rumore sospetto turbava il silenzio che regnava entro quella specie di golfo che doveva diventare un giorno sede di una delle più opulenti città dell’America meridionale e uno dei porti più ampi e più sicuri del mondo.
Solamente si udivano sempre a rumoreggiare e tuonare i marosi, arrestati nella loro corsa dalle scogliere.
La zattera, ora affondando pesantemente nelle pieghe dei cavalloni ed ora librandosi sulle creste, si era già allontanata dalla caravella sempre fiammeggiante, d’un centinaio di metri, quando alcune teste apparvero a babordo ed a tribordo, strappando al mozzo un grido di terrore.
— Signor Correa!