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32 | Capitolo Terzo. |
Saltò sulla murata aggrappandosi ai paterazzi ancora sospesi al troncone dell’albero maestro e guardò verso prora.
La disfatta degl’indiani era stata completa. Delle quattro piroghe una era colata subito a fondo e le altre tre fuggivano disordinatamente verso la riva.
— Un bel colpo in fede mia, — disse il bravo giovane, ridendo. — Quei maledetti mangiatori di carne umana non torneranno più a rinnovare l’attacco.
Guardò verso lo scoglio contro cui si era arenata la caravella. Dei cadaveri, orrendamente mutilati, ondeggiavano fra la spuma che le onde avventavano sulle rocce insieme a frammenti di remi e di banchi.
— Se ne sono andati, signor Alvaro? — chiese il mozzo.
— Filano verso la costa come un’orca che ha il vento in poppa, — rispose Correa. — Giurerei che non hanno più una goccia di sangue nelle vene.
— Come arrancano! — esclamò il ragazzo che si era issato, a sua volta, sulla murata. — Devono aver provata una terribile paura.
— E parecchi di essi sono morti.
— Ed i pesci cani stanno divorandoli, signore. Oh! Le brutte bestie! Guardate quante ve ne sono! Aho! Che bocconi! Tagliano in due un corpo come se avessero fra i denti una immensa forbice! —
Correa guardò verso la prora e rabbrividì. Sette od otto mostruosi squali, di quelli che hanno la testa foggiata a martello e che si chiamano zigaene, si agitavano presso la scogliera mostrando le loro enormi bocche semicircolari, armate di formidabili denti.
Si voltavano sul dorso, non potendo afferrare le prede d’un colpo, in causa della disposizione della loro bocca che si trova al di sotto dei due capi del martello, poi con un crac che metteva i brividi tagliavano in due i cadaveri, afferravano la parte più grossa e scomparivano fra un cerchio di sangue.
— Oh! Gli orribili pesci! — esclamò Correa. — Se l’esplosione ci scaraventava in mare, ci toccava una bella fine! —
Una folata di fumo nero e fetente, impregnato dell’odor del catrame, lo avvertì che il pericolo non stava dalla parte degli squali.
— Perdinci! — esclamò. — Noi dimenticavamo che la prora della caravella sta tramutandosi in una fornace.
Non aveva previsto questo pericolo.