Pagina:Salgari - L'Uomo di fuoco.djvu/37


L’assalto degli antropofagi. 31

Mentre gl’indiani, certi di impadronirsi facilmente della nave, cercavano di arrampicarsi servendosi dei cordami del bompresso, il portoghese si slanciò attraverso la tolda cacciandosi sotto il castello di prora.

Con un colpo di spada tagliò parte della sagola, diede fuoco a quella che s’univa alla cassa, poi scappò a tutte gambe.

In quel momento il primo selvaggio saliva aggrappandosi alla polena. Stava per mettere i piedi sul castello, quando il mozzo lo abbattè con un buon colpo di archibugio, facendolo stramazzare addosso ai compagni che stavano pure arrampicandosi sulle funi della dolfiniera.

— Bravo Garcia! — gridò Alvaro salendo precipitosamente sul cassero. — Presto, nel quadro, ragazzo mio! La mina sta per scoppiare! —

I brasiliani, il cui coraggio cominciava a vacillare non già per le perdite subite, bensì in causa di quelle detonazioni che non riuscivano a spiegarsi, erano ridiscesi nei loro canotti non osando più issarsi sul rottame.

Si udivano però a gridare sempre, con accento di terrore:

Caramurà!... Caramurà!...

Ad un tratto una detonazione formidabile soffocò i loro clamori.

La mina era scoppiata gettando in aria casse, barili e gomene e disarticolando d’un colpo solo tutto la prora della caravella.

La spinta era stata così forte, che Alvaro ed il mozzo furono rovesciati al suolo, l’uno sull’altro e che tutti i quadri e gli attrezzi marinareschi che si trovavano appesi alle pareti, caddero con un fracasso indiavolato. Anche le porte delle cabine furono spalancate di colpo, sbattacchiando replicatamente.

— Perdinci, che cannonata! — esclamò Alvaro, rialzandosi e tastandosi le costole. — Se avessi versato nella cassa mezzo barile di polvere noi saremmo saltati. Ehi, ragazzo, nulla di guasto?

— Il naso un po’ schiacciato, signore, — rispose il mozzo.

— Saltiamo fuori! —

Afferrarono i moschetti e gli spadoni e salirono sul ponte. Un denso fumo ondeggiava ancora sulla prora squarciata e delle lingue di fuoco serpeggiavano sotto i rottami del castello.

Le gomene incatramate e le vesti dei marinai rinchiuse nelle casse si erano incendiate.

— Ah! Diavolo! — esclamò Alvaro, aggrottando la fronte. — Non aveva previsto questo pericolo.