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28 Capitolo Terzo.

ingombrato il cielo, cominciavano a rompersi mostrando qualche stella.

I cavalloni giungevano sempre più radi e meno violenti. L’intervallo fra l’uno e l’altro aumentava, segno infallibile che l’uragano che aveva sconvolto l’Atlantico stava per cessare.

— Se potessimo gettare la zattera, — disse Alvaro. — Credo invece che noi dovremo aspettare che la calma sia completa onde non vederla sfasciarsi sotto i nostri occhi.

E poi, dove fuggire? Le piroghe non tarderebbero a raggiungerci e preferisco difendermi qui. —

La notte trascorse in continue ansie. Il mozzo si era svegliato e lo aveva raggiunto poco dopo la mezzanotte, non essendosi potuto più riaddormentare.

Quando spuntò il sole la situazione non era cambiata. Vi erano sempre ondate entro la baia, però molto meno violente del giorno innanzi.

Gl’indiani si erano già alzati e stavano osservando la caravella dalla cima delle scogliere, mentre i battellieri stavano spingendo in acqua le piroghe che la bassa marea aveva lasciato a secco fra le sabbie.

— Si preparano ad assalirci, — disse Alvaro al mozzo. — Non spaventarti se li vedi venire e cerca di sparare meglio che puoi.

— Non sono un cattivo bersagliere, signore, — rispose Garcia. — Mio padre, che era sergente nel reggimento di Castiglia, mi ha insegnato per tempo a far uso delle armi.

— Allora tutto andrà bene. Eccoli che si radunano; armiamoci e cerchiamo di maltrattarli più che potremo.

Quegli antropofaghi non meritano alcuna pietà e poi si tratta di salvare le nostre bistecche. —

Gl’indiani avevano lasciate le scogliere e cominciavano ad affollarsi confusamente nelle quattro lunghe piroghe, fra un gridìo assordante.

Pareva che tutto d’un tratto fossero diventati furibondi. Alzavano le mazze maneggiandole con supremo vigore e somma abilità e le loro cerbottane già pronte a scagliare le frecce intinte nel velenosissimo curaro, quella terribile miscela formata col succo di varie piante e che non aveva, in quell’epoca, alcun rimedio.

Ordinatisi alla meglio fra i banchi, i guerrieri girarono intorno allo scoglio che aveva protetto le loro piroghe dalle ondate e si spinsero al largo puntando sulla caravella.