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26 | Capitolo Terzo. |
bugigattolo ingombro di casse, di barili e di attrezzi d’ogni specie.
Non gli riuscì difficile a scoprire le munizioni che erano chiuse entro quattro barilotti cerchiati di ferro e coperti da velacci ancora umidi per preservarli da uno scoppio.
Alvaro ne prese uno, risalì sul ponte e si diresse verso il castello di prora che le onde avevano risparmiato, quantunque l’urto contro lo scoglio l’avesse sconquassato.
Anche là sotto vi erano casse e cassette appartenenti all’equipaggio, carratelli, ammassi di cordami e di catene e velacci sdrusciti.
– Ecco quanto mi occorre per preparare la mina – disse Alvaro. – L’esplosione fracasserà la prora; a noi poco importa ora che questa caravella è diventata inservibile.
Prese una cassa, la sgombrò delle vesti, poi svitò con precauzione il barilotto e lasciò cadere tre o quattro libbre di polvere entro un cartoccio prima preparato.
– Basteranno – disse. – D’altronde conto più sul fragore dell’esplosione per spaventare i selvaggi che sui danni che produrrà lo scoppio.
Prese una sagola incatramata che poteva sostituire benissimo una miccia, ne tagliò un paio di metri, introdusse una estremità nel cartoccio che poi legò strettamente.
– Ecco la mina pronta – disse, accumulando sulla cassa barili, cordami e catene.
Rinchiuse il barile e lo riportò nella cabina, coprendolo con un pezzo di vela ben bagnata, quindi tornò sul ponte.
Le quattro piroghe, abilmente manovrate dai battellieri, erano riuscite, dopo una viva lotta contro le onde, a porsi al riparo dietro la scogliera.
Tutti gli sguardi dei brasiliani si erano volti verso la caravella e la osservavano attentamente. Dovevano aver compreso che era su quel gigantesco canotto che gli uomini bianchi erano giunti nella baia e fors’anche avevano già notata la presenza del portoghese e del mozzo.
L’oceano però era ancora troppo agitato per deciderli a intraprendere la traversata di quel vasto bacino d’acqua.
Quantunque il vento fosse scemato ed una calma relativa regnasse in aria, l’Atlantico rovesciava ancora entro la baia dei cavalloni tremendi i quali, sfasciandosi contro gli isolotti e le scogliere causavano delle contro-ondate che sarebbero state pericolose anche per delle grosse scialuppe.