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304 | Capitolo Trentesimo. |
I Tupy si erano tutti ritirati trasportando il cadavere del capo e degli altri caduti durante quel breve, ma terribile combattimento, senza più occuparsi delle barricate.
Solamente alcuni guerrieri erano rimasti nascosti dietro gli angoli dei carbets per impedire la fuga agli assediati.
Delle grida lamentevoli echeggiavano nelle ultime capanne che si addossavano alle cinte, grida e pianti di uomini, di donne e di fanciulli.
Pareva che la tribù intera piangesse la morte del capo.
Alvaro, profondamente impressionato, aveva ingollato a stento pochi bocconi, poi si era rimesso in osservazione sulla cima del carbet.
Sentiva per istinto che qualche tremendo pericolo lo minacciava e che quei selvaggi non avrebbero tardato a vendicare la morte del valoroso guerriero e dei suoi compagni.
Garcia poi era in preda ad un vero spavento e guardava con orrore le gigantesche pentole che barricavano la porta della capanna, entro una delle quali, presto o tardi, avrebbe dovuto cucinare.
Tuttavia anche quella giornata trascorse senza allarmi. Gl’indiani non avevano cessato di urlare lugubramente e di suonare i loro pifferi di guerra.
Quando il sole scomparve e le tenebre invasero l’aldèe, grida e suoni cessarono improvvisamente.
Alvaro, assai preoccupato, guardò il mozzo che di quando in quando era scosso da un tremito.
— Hai paura è vero, mio povero Garcia? — gli chiese.
— Mi pare che la morte mi sfiori, — rispose il mozzo. — Che domani siamo ancora vivi? —
Alvaro non ebbe il coraggio di rispondere. Si rizzò portandosi verso la parte più alta del carbet ed interrogò ansiosamente l’orizzonte, spingendo gli sguardi verso ponente dove il cielo ancora rosseggiava.
— Ancora nulla, — mormorò. — Che giungano troppo tardi?
Si lasciò cadere sul tetto mettendosi il fucile fra le ginocchia.
Le tenebre cadevano rapidissime anche verso ponente, coprendo la striscia rossastra la quale si dileguava con fantastica velocità e nel villaggio regnava il più profondo silenzio. Si avrebbe detto che gl’indiani avevano abbandonate le loro capanne.
— Che cosa fanno? Che cosa preparano? — si chiedeva con angoscia Alvaro. — Questo silenzio mi fa paura. —