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Fra il fuoco e le freccie. 301

Garcia ed Alvaro fecero fuoco uno dopo l’altro.

Udendo quelle due detonazioni, i Tupy alzarono grida altissime e abbandonarono precipitosamente le barricate salvandosi nei carbets vicini.

La loro sorpresa doveva essere ben grande nel vedere entrambi gli assediati armati di quei terribili istrumenti di distruzione, mentre il giorno innanzi il solo Alvaro ne era provvisto.

Quale potenza avevano dunque quei pyaie dalla pelle bianca per rapire così facilmente al cielo il fuoco che fulminava?

I due colpi d’archibugio erano andati a vuoto; tuttavia lo spavento dei selvaggi era stato egualmente intenso.

La collera non doveva però tardare ad avere la prevalenza e vincere quel momento di terrore.

Ed infatti non erano trascorsi dieci minuti quando si videro i selvaggi precipitarsi nuovamente fuori dai carbet e raggiungere le barricate.

Ululavano spaventosamente, lanciando nuvoli di frecce; mentre i loro capi pronunciavano arringhe infuocate per incoraggiarli e spingerli all’attacco.

Due uomini soli che da ventiquattro ore tenevano in iscacco una intera tribù che godeva fama di essere invincibile, era cosa inaudita e anche vergognosa.

— Garcia, — disse Alvaro. — Non perdiamoci d’animo o verremo presi. I selvaggi si preparano per un tentativo supremo. Se non riusciamo a respingerli, domani verremo mangiati.

— Ah, Signore! Comincio ad aver paura.

— Orsù fuoco e non risparmiar nessuno. —

I tronchi d’albero, spinti da diecine e diecine di braccia, rotolavano, mentre numerosi arcieri mandavano frecce verso il tetto facendo uso di archi e di gravatane.

Alvaro e Garcia, inginocchiati l’uno presso l’altro, aprirono il fuoco abbattendo due arcieri che avevano commessa l’imprudenza di mostrarsi.

Quel doppio colpo rallentò per un momento lo slancio degli assalitori. Quelle detonazioni producevano sempre su di loro un effetto disastroso che non riuscivano a vincere.

— Garcia, — disse Alvaro che non aveva troppa fiducia nell’abilità del ragazzo. — Carica gli archibugi e lascia a me la cura di abbattere quelle canaglie.