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L’aldèe dei Tupy. 285

notevole distanza ed avevano accesi qua e là dei fuochi per meglio sorvegliare gli assediati.

— Ve ne sono almeno duecento, — disse Alvaro, — senza contare quelli che si sono slanciati dietro Diaz e Rospo Enfiato. Se potessimo resistere fino all’arrivo dei Tupinambi! —

— Che quei selvaggi vengano in nostro soccorso, signore? — chiese il mozzo.

— Non ne dubito, purchè Diaz ed il Rospo riescano a sfuggire all’inseguimento. No, il marinaio non ci lascerà divorare da questi antropofagi e lo vedremo tornare alla testa dei Tupinambi.

— Ah! Se potessimo avere anche il tuo fucile!

— Mi hanno detto che si trova nella capanna dei pyaie della tribù.

— Chi te lo disse?

— Il ragazzo indiano.

— Come sei caduto nelle zampe di questi furfanti? Se tu mi avessi subito seguito non ti troveresti in questa brutta situazione e nemmeno io.

— Avevo ben cercato di fuggire anch’io verso la savana, signor Alvaro, — rispose Garcia, — quando mi vidi piombare addosso i fuggiaschi.

Feci fuoco sperando di arrestarli e mancai, per mia disgrazia, il colpo.

Un indiano gigantesco mi prese fra le braccia e mi portò via correndo all’impazzata, poi fui chiuso in una rete e trasportato nella foresta.

Gli Eimuri ci inseguivano con accanimento cercando di fare dei prigionieri per poi divorarli.

I Tupy si credevano ormai perduti, quando un’orda dei loro compatrioti, gli abitanti di questo villaggio, piombarono sui vincitori facendo una strage orrenda.

Credo che nessuno Eimuro sia sfuggito al massacro.

— Abbiamo veduto i loro cadaveri, — disse Alvaro. — E poi?

— Mi cacciarono in questa capanna facendomi comprendere che mi avrebbero divorato.

— Ti trattavano male?

— Anzi, signore. Mi mandavano perfino delle fanciulle per farmi danzare e mi rimpinzavano di cibi scelti.

— Premeva a loro che t’ingrassassi presto.

— E quando era pieno da soffocare ricorrevano alla violenza per