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284 Capitolo Ventottesimo.

— Vi sono qui dei vasi enormi destinati forse a cuocere i prigionieri e che potrebbero servirci.

— Prendi il fucile e appena vedi qualcuno avvicinarsi fa fuoco. Io vado a cercarli.

— In quell’angolo oscuro, signor Alvaro. Ve ne sono almeno dodici e tutti di dimensioni straordinarie.

Chissà quanti poveri diavoli sono stati cucinati là dentro. —

Alvaro si diresse verso l’angolo indicato da Garcia e alla luce proiettata dalle torcie dei selvaggi e che filtrava fra le fessure delle pareti, scorse infatti una diecina di vasi di terra, alti un metro e mezzo e così vasti da poter contenere due uomini interi.

— Le pentole degli antropofagi, — mormorò, facendo una smorfia. — Canaglie! E forse noi dovremo finire qui dentro e cuocere come polli o come quarti di vitello. —

Trascinò, con non lievi sforzi, un vaso che appoggiò contro la porta, poi uno ad uno tutti gli altri, formando in tal modo una doppia barricata che non era facile a sfondarsi, dato il peso considerevole e lo spessore enorme di quelle pentole.

I selvaggi avevano lasciato fare, tenuti in rispetto dalla canna dell’archibugio che il mozzo di quando in quando mostrava al di sopra dei vasi.

— Ora cerchiamo di salire sul tetto, — disse Alvaro. — Da lassù potremo meglio osservare le mosse degli assedianti e sparare con maggior successo.

— Signore, badate alle frecce! Anche i Tupy conoscono il vulrali.

— Ci guarderemo, — rispose Alvaro. — E poi la piazza è vasta e le gravatane hanno una portata limitata, mentre il mio archibugio può abbattere un uomo alla distanza di cinquecento metri.

Frugando negli angoli della immensa capanna riuscirono ben presto a trovare parecchie grosse pertiche che avevano alla distanza d’un piede delle profonde tacche.

— Che siano queste le scale dei brasiliani? — si chiese Alvaro.

— Lo siano o no, possono servire per scalare il tetto. —

Nel centro del carbet s’apriva un foro circolare che dava luce all’abitazione.

Appoggiarono due pertiche ai margini e raggiunsero senza fatica il tetto formato da robuste traverse coperte da un fitto strato di bananeira.

I selvaggi non avevano lasciata la piazza. Anzi avevano formato un immenso circolo attorno al carbet pur tenendosi ad una