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Gli antropofagi. 21

– Sembrano demoni – disse il mozzo stringendosi al fianco di Alvaro, il quale osservava con un profondo senso di disgusto quei ributtanti selvaggi.

– Sì, demoni che io sarei ben contento di ricacciare all’inferno a colpi di cannone – rispose il giovane. – Io mi domando se anche a noi toccherà l’eguale sorte.

– Sbarcheremo, signore?

– Ci saremo costretti, se non vorremo morire di fame e di sete o venire spazzati via dal mare.

– Non potremo noi costeggiare il Brasile fino al golfo del Messico?

– Con una zattera? Eh, ragazzo mio, non si andrebbe molto lungi. E poi saremmo costretti a sbarcare di quando in quando e ci troveremmo sempre alle prese cogli antropofaghi.

– Sono tutti mangiatori di carne umana, gli abitanti di queste terre?

– Quasi tutti, ragazzo mio.

– Che cosa sarà allora di noi, signore?

– Non lo so di certo – rispose Alvaro. – Tuttavia possedendo noi dei fucili, ti prometto che non ti lascerò massacrare senza difenderti. So che tutti i selvaggi hanno sempre avuto una gran paura delle armi da fuoco, non riuscendo a spiegare il tuono che producono; può darsi quindi che anche questi si sgomentino.

– Non sbarcheremo però se non quando quei bruti si saranno allontanati.

– Non sarò così sciocco di andare ad espormi ai loro colpi. M’immagino che non rimarranno eternamente accampati sulla spiaggia e che torneranno al loro villaggio.

Degli ululati spaventevoli interruppero il loro dialogo. I cuochi incaricati della cottura degli arrosti umani, dovevano aver avvertiti i loro compagni che gli uomini bianchi erano pronti a servire da colazione, giacchè si videro tutti quei ballerini interrompere bruscamente i loro salti disordinati e rovesciarsi verso i bracieri, con manifestazioni di gioia frenetica.

I marinai vennero levati dalle graticole semiconsunte mediante delle lunghe aste munite all’estremità di punte di selce e deposti su gigantesche foglie.

Un vecchio indiano che aveva sul petto molteplici file di denti di animali feroci e dei braccialetti d’oro, fece un piccolo discorso d’occasione, poi brandita una scure di pietra si mise a spaccare