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260 Capitolo Ventisettesimo.

Chi avrebbe detto che cent’anni più tardi quella pianta, ignorata dal mondo intero e nota solo agl’indiani dell’America del Sud, avrebbe portata una vera rivoluzione nei costumi e nelle abitudini di milioni e milioni d’uomini e che tutti i governi ne avrebbero approfittato per arricchire le casse dello Stato?

Alvaro e Diaz avevano già divorata la colazione e stavano provando il tabacco dell’indiano, quando verso la riva udirono un cozzo come se due barche si fossero urtate.

Entrambi si erano alzati, balzando sulle loro armi.

— Che sia il proprietario della tettoia che torna? — chiese Alvaro, armando per precauzione il fucile.

— Deve essere lui, — rispose il marinaio. — Aspettate: se risponde al richiamo è un Tupinambi. —

Accostò alla bocca un pezzo di foglia piegata in due e cavò due o tre sibili stridenti che si potevano udire a grande distanza, poi attese.

Un momento dopo tre suoni consimili echeggiarono sotto le palme nane che coprivano la riva.

— È un amico, — disse il marinaio.

Si udiva fra le fronde un fruscìo che aumentava rapidamente, poi le foglie d’una bananiera s’aprirono ed un indiano balzò sulla piccola spianata su cui si ergeva la tettoia.

Era un uomo di mezza età, alto, slanciato, dai lineamenti un po’ angolosi, cogli occhi piccoli, neri e mobilissimi ed i capelli lunghissimi e piuttosto grossolani.

La sua pelle, come tutti quelli della sua tribù, invece di essere rossastra era verdognola, tinta dovuta al soverchio uso che facevano d’olio di cocco e di grasso pei tatuaggi sul petto e sulle braccia rappresentanti degli orribili batraci colle bocche aperte.

Era interamente nudo; aveva solo una collana di denti umani, probabilmente strappati ai vinti nemici e nella destra una gravatana.

— Mi riconosci Cururupebo (Rospo Enfiato)? — chiese il marinaio facendosi innanzi.

— Il gran pyaie di Zoma! — esclamò l’indiano, facendo un gesto di stupore.

Poi guardando con viva curiosità Alvaro, proseguì:

— È tuo figlio?

— Che ho ritrovato dopo tanti anni. Dove sono i Tupinambi? E tu che cosa fai qui?