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Gli antropofagi. 15

Riunì le mani a mo’ di portavoce, le accostò alle labbra e lanciò per tre volte un «ohe!» prolungato.

Udendo quelle chiamate, i naufraghi si erano alzati spingendosi verso la spiaggia, che le onde, sempre altissime, di quando in quando spazzavano con un rombo continuo.

Erano una dozzina e parecchi zoppicavano. Il vecchio pilota si trovava fra loro, anzi pareva il meno maltrattato di tutti.

– Signor Correa! – gridò, dopo aver atteso che l’onda si fosse sfasciata. – Affonda sempre la nave?

– Non si muove più.

– Gettatevi in acqua e cercate di raggiungerci.

– Pel momento mi trovo troppo bene qui e non sbarcherò finchè la tempesta non sarà cessata – rispose il giovane.

– Badate che le onde non vi spazzino via. È sempre furioso l’Atlantico.

– Mi guarderò dai colpi di mare.

– Se potete, preparatevi almeno una zattera.

– È quello che farò. Addio pilota e non fatevi sorprendere dai selvaggi.

Ridiscese sulla tolda della caravella, dove il mozzo lo aspettava con ansietà.

– Tutto va bene, finora – disse Correa. – Cerca una scure e prepariamo la zattera. L’uragano accenna a calmarsi e forse questa sera potremo anche noi approdare, senza correre alcun rischio.

– Ve ne sono parecchie di scuri nella cabina del pilota – rispose Garcia.

– Ed il legname ed i cordami non mancano qui. Ma mi pare che sarebbe il momento di stritolare un biscotto. Spero che troveremo qualche cosa da porre sotto i denti.

– So dove si trova la dispensa, signore.

Mentre il mozzo discendeva nel quadro, Alvaro fece il giro del ponte per accertarsi se la caravella si trovava in grado di resistere a quei continui cavalloni che la urtavano poderosamente e senza tregua.

La sua immersione si era arrestata e pareva che si fosse incagliata così bene da non temere che venisse nuovamente spostata. Che potesse però opporre una lunga resistenza alle onde, vi era da dubitare.

I suoi fianchi, sconquassati, a poco a poco cedevano ed i madieri si spostavano sempre. Anche i corbetti dovevano essersi infranti in parecchi luoghi.