Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
14 | Capitolo Secondo |
Un vero grido di meraviglia gli sfuggì, allo spettacolo che si offriva dinanzi ai suoi occhi. La tempesta aveva spinto la caravella in una specie di golfo così splendido, che Correa non ne aveva mai veduto uno più pittoresco.
Era un immenso bacino di trenta e più miglia di circonferenza, contornato da colline coperte di alberi superbi d’un verde magnifico, che scendevano dolcemente, formando poi, alla loro base, centinaia e centinaia di seni graziosi, pure ombreggiati da piante.
A destra serviva di sponda il continente; a sinistra invece una grande isola1 tutta coperta di palme e noci di cocco; nel mezzo invece s’alzavano numerose isolette le une più pittoresche delle altre, veri giardini disseminati su quel golfo.
Dei fiumi, cinque o sei, dalla foce molto ampia, si versavano in mare lottando furiosamente contro le onde che tentavano di respingere le loro acque.
– Che paese meraviglioso! – esclamò Alvaro, entusiasmato. – Non l’avevo prima osservato; peccato però che queste spiagge siano abitate da antropofaghi ributtanti, che si dice abbiano soprattutto una passione spiccata per la carne degli uomini bianchi. Già è un piatto piuttosto raro che non abbonda in queste regioni, almeno per ora.
Saliamo più in alto e vediamo se qualche marinaio è riuscito a salvarsi.
Era ancora rimasto ritto un troncone dell’albero maestro, che sosteneva la coffa.
Il signor Viana s’aggrappò ad una delle funi e s’inerpicò fino lassù con un’agilità da far stupire anche il mozzo.
Da quell’altezza si poteva dominare tutta la baia e scorgere anche distintamente la costa più prossima, la quale non distava più di sette od ottocento passi.
Un fuoco brillava su quella spiaggia, alla base di un alto scoglio e seduti intorno vi erano degli uomini quasi nudi, occupati ad asciugare le loro vesti.
– I marinai della caravella! – esclamò Alvaro, con voce lieta. – Sono ben felice che quei disgraziati si siano salvati in buon numero, giacchè ero più che persuaso che le onde li avessero sbricciolati.
- ↑ Quell’isola si chiama oggi Staporica.