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Gli antropofagi. 13


Quando Alvaro e il mozzo uscirono dal quadro, la caravella si era nuovamente abbassata sulla scogliera, minacciando di sfasciarsi completamente da un momento all’altro.

Ormai non era altro che un rottame tutto sconquassato dai continui e sempre più poderosi assalti delle onde, che non accennavano ancora a cessare quantunque il vento fosse già diminuito e le nubi si fossero spezzate in vari luoghi. Però Alvaro aveva ancora la speranza che potesse resistere, essendo la nave trattenuta dalle punte degli scoglietti entrati ormai attraverso la carena.

– Forse potremo aspettare qui che la tempesta cessi – disse a Garcia, che lo interrogava. – Qualche cosa rimarrà di questa povera nave e più tardi ce ne serviremo per costruire una zattera o qualche galleggiante che ci permetta di attraversare questo bacino.

– Io sono un buon nuotatore, signor Correa – disse il ragazzo.

– Anch’io, ma non ho alcun desiderio di venire mangiato, almeno pel momento. Mi hanno narrato che sulle coste del Brasile i pescicani abbondano e tu sai quanto sono voraci quei terribili squali.

– Ed i nostri compagni?

– Stavo appunto cercandoli e finora non vedo alcuno.

– Che siano morti tutti, signore?

– Non credo. Si saranno rifugiati sotto quelle foreste per non farsi scoprire dai selvaggi.

– Che sono cattivi, è vero signore?

– Mangiano i naufraghi che l’oceano spinge sulle loro spiagge. –

Il mozzo ebbe un brivido così forte, che il portoghese se ne accorse.

– Ti fanno paura, mio piccolo Garcia?

– Sì, signore, molta paura. Un mio zio, che era marinaio di Cabral, è stato divorato da quegl’indiani a Porto Seguro, trentacinque anni or sono.

– Hai ragione di rabbrividire, mio povero Garcia. I selvaggi però non ci hanno ancora nelle loro mani e poi non sbarcheremo senz’armi. A bordo vi sono ancora dei moschetti e anche parecchi barilotti di polvere.

Vediamo dove questa caravella è naufragata. –

Lasciò il mozzo e risalì la scala che conduceva sul cassero e che le onde avevano fino allora risparmiata, e tenendosi aggrappato alle murate si spinse verso poppa, salendo su una cassa per poter meglio dominare la baia.