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Le vittime della guerra. 181

— I pyaie dalla pelle bianca possono ora prendere possesso della capanna che apparteneva al defunto.

— E delle ossa del morto che cosa ne faranno? — chiese Alvaro.

— Si sospendono ad un albero e si lasciano là finchè cadono. —

Gli Eimuri si erano rimessi in cammino senza dare più alcun segno di dolore.

Anzi parevano lietissimi e saltellavano agitando le loro pesanti mazze fingendo di combattere contro dei nemici invisibili.

Talora si scagliavano colla furia d’un uragano come se avessero avuto dinanzi qualche tribù avversaria, mandando urla spaventevoli e vibrando all’impazzata colpi disperati, poi si arrestavano di colpo e simulavano una fulminea fuga, tornando verso i capi.

L’aspetto che assumevano allora i visi di quei selvaggi era orribile. Non avevano più sembianze umane; parevano piuttosto musi di giaguari o di coguari.

I loro occhi mandavano baleni, dimenavano le mascelle come se pregustassero la carne dei vinti e mandavano ruggiti da fiere.

Quando giunsero al villaggio, i guerrieri si dispersero per le vicine foreste non potendo le capanne bastare per tutti. Solamente poche dozzine si erano fermate intorno ad una abitazione più vasta delle altre, che sorgeva nel centro della piazza e che era adorna di pelli di serpenti appesi alle pareti e di teste di caimano collocate intorno alla punta del tetto.

— Che cosa c’è in quella capanna? — chiese Alvaro al ragazzo indiano.

— Era la dimora del defunto pyaie, — rispose. — Ora sarà la vostra finchè gli eimuri si fermeranno qui. Ho ricevuto l’ordine di condurvi là dentro e di mettermi a vostra disposizione finchè avrete imparata la lingua di questi uomini.

— E non si potrebbe avere qualche cosa da porre sotto i denti?

— Fra poco si sacrificherà un mio compatriota che è stato giudicato abbastanza grasso e voi avrete la parte migliore.

— Che mangerai tu, mostro! — esclamò Alvaro indignato.

Il ragazzo lo guardò con stupore, poi disse:

— Ah! Sì, gli uomini bianchi non amano che la carne bianca. Disgraziatamente qui tutti sono rossi, e non si saprebbe come fare a procurarvene.

— Noi non mangiamo che carne d’animali e frutta, mi hai capito? La carne umana ci ispira orrore.