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La savana sommersa. 175

— La canaglia! — esclamò Alvaro.

Il capo s’abbassò ancora toccando colla punta della lingua la terra poi uscì accompagnato dal ragazzo.

— Ebbene Garcia? — chiese Alvaro, quando furono soli. — Ti senti in grado di disimpegnare le funzioni di piccolo pyaie?

— Io non so che cosa esigeranno da me questi selvaggi; penso che per ora la graticola non ci aspetta e questo è l’importante. —

Vi confesso che non sapevo rassegnarmi all’idea di dover avere per sepoltura il ventre d’un selvaggio.

— E nemmeno io, ragazzo mio.

— Ci lasceranno in questa capanna o ci offriranno qualche cosa di meglio?

— Non so nulla. Questi selvaggi sono poco noti anche a Diaz che pure conosce moltissime tribù.

— M’immagino che.....

La frase gli fu interrotta dall’improvviso ritorno del ragazzo indiano. Non era però solo, l’accompagnavano quattro selvaggi d’aspetto orribile, tutti impiastricciati di colori e di penne di pappagalli e che portavano due ceste voluminose.

— Che cosa vogliono costoro? — chiese Alvaro.

— Vi portano le vesti e gli ornamenti del defunto pyaie. Era ben provvisto quello stregone e godeva anche molta fama. Dovrete assistere ai suoi funerali onde una parte della sua anima passi nella vostra.

— Come! Se mi hai detto che è morto otto giorni fa?

— Non si poteva spolparlo prima d’avergli trovato il successore.

— Spolparlo! Che questi Eimuri spingano la loro adorazione pel morto fino a mangiarlo?

— Oh no! Non divorano che i prigionieri di guerra e solamente nelle carestie troppo lunghe mangiano i cadaveri dei parenti.

Presto signore, il capo vi attende. —

I quattro indiani avevano scoperte le ceste levando successivamente dei diademi di penne di tucano trattenute da fibre vegetali intrecciate con pezzetti d’oro, collane e braccialetti formate da denti di caimano, di giaguaro e di vertebre di serpenti, dei perizomi di pelle di tapiro frastagliata con un certo gusto e una infinità di sacchetti contenenti certo dei preziosi amuleti o delle medicine meravigliose.

Gl’indiani, ad un cenno del ragazzo misero le collane ed i