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Sulle coste del Brasile. 11

– E gli altri? – chiese impallidendo.

– Se ne sono andati, mio piccolo Garcia – rispose Alvaro.

– Siamo soli?

– Affatto soli.

– Ora comprendo perchè quel cattivo Fedro mi aveva chiuso qui dentro. Temeva che io sovraccaricassi la scialuppa, occupando un posto.

– In tal caso, ragazzo mio, non ha guadagnato niente, perchè l’ho veduto cadere sulla scogliera e spaccarsi il cranio.

– Sono partiti tutti?

– Non ne è rimasto uno qui.

– Sono già sbarcati, signor Correa?

– Non lo so, ma io non vorrei cambiare il mio posto con essi. Se sono riusciti ad approdare, devono essere stati assai malmenati dalle onde.

– E lo saremo fra breve anche noi, signore.

– Lo credi, Garcia?

– L’acqua sale e le cabine del quadro ne hanno già per due piedi.

– Ve ne sono altri dodici prima di giungere sul cassero e poi non mi pare che la caravella affondi ancora – disse Alvaro. – Hai paura?

– Con voi no, signor Correa.

– Allora andiamo a vedere se possiamo tentare anche noi la traversata.

– Ci deve essere il piccolo canotto.

– Che lasceremo da parte, ragazzo mio, almeno fino quando le onde si saranno calmate. E poi non so se vi sia ancora, con questi colpi di mare che spazzano la coperta. Vieni Garcia e speriamo di essere più fortunati degli altri.


CAPITOLO II

Gli antropofagi

Diego Alvaro Viana de Correa1 che doveva aver più tardi tanta parte nella colonizzazione del Brasile e suscitare colle sue imprese avventurose tanta curiosità alla corte portoghese e anche a quella di Enrico II di Francia, era nato a Viana, nell’epoca in cui tutta

  1. Le più cospicue famiglie brasiliane di Bahia, si vantano di discendere da questo audace e fortunato avventuriero.