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Un dramma nella foresta 107

La tartaruga, che doveva essere ben grassa, friggeva intanto allegramente entro il suo guscio che a poco a poco si carbonizzava, senza però lasciar perdere il succo dell’animale che è squisitissimo. Perfino il mozzo, con tutto il suo rincrescimento, si sentiva venire l’acquolina in bocca e aspirava non meno avidamente del famelico compagno, l’odore delizioso che tramandava l’arrosto.

Quando Alvaro credette la testuggine sufficientemente cotta, con pochi colpi di scure ben applicati sui fianchi, levò il guscio inferiore che era quasi piatto, e agli occhi stupefatti del mozzo apparve il corpo del disgraziato rettile splendidamente arrosolato e nuotante in un succo giallastro che esalava un profumo più che squisito.

— Bagna e mangia senza economia, — disse Alvaro levando dal fuoco le fette delle frutta del pane.

Non avrai mai fatto una cena così deliziosa, te lo assicuro.

— Signore, — disse il mozzo, dopo alcuni bocconi, — se questo non è veramente pane, per bontà e per gusto non è certo inferiore. Ha del carciofo e della zucca marina.

— Trovi che possa surrogare i biscotti?

— Sì, signore.

— Allora quando giungeremo alla costa mi condurrai dove si trova quell’albero e faremo una grossa provvista di quelle frutta. —

Quando furono ben sazi, i due naufraghi si stesero in mezzo alle erbe, coi piedi rivolti verso il fuoco e senza preoccuparsi nè dei caimani, nè dei serpenti d’acqua chiusero gli occhi coll’intenzione di fare una lunga dormita.

Già nè l’uno nè l’altro potevano più tenere aperti gli occhi.

Anche quella seconda notte passata in mezzo alla laguna, trascorse senza allarmi. Dormirono tutte di fila ben dodici ore e quando si svegliarono il sole era ben alto sull’orizzonte.

La zattera si trovava ancora al medesimo posto. Imbarcarono gli avanzi della tartaruga che potevano servire ancora per un paio di giorni e fecero innanzi a tutto ritorno all’isolotto per prendere i due bariletti di munizioni, che Alvaro aveva ben nascosti in mezzo ad un folto cespuglio, non avendo osato imbarcarli sul suo fragile galleggiante.

Assicuratisi che sulla laguna non si scorgeva alcuna piroga, verso le due del meriggio si rimettevano in viaggio verso la costa.

Ne avevano provate già perfino troppe delle avventure su quelle isolette e desideravano ardentemente tornare sotto le grandi foreste, dove almeno erano certi di trovare dell’acqua e anche