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Assediato dai pecari. 103

Il mozzo, approfittando della poca profondità delle acque, verso la mezzanotte giungeva in mezzo alla palude.

In quel momento su uno degli isolotti vide un grosso punto luminoso brillare fra le piante che lo coprivano.

— Deve essere il signor Alvaro, — pensò.

Ad un tratto cessò di remare e fece un gesto di sorpresa e anche di spavento.

— Ma no, — disse. — Quel fuoco non arde sull’isolotto che ci serviva di rifugio. No, brucia su un altro. Il nostro si trova laggiù, più all’ovest, se non m’inganno; lo scorgo benissimo ed era il solo che avesse quella forma allungata. —

Un sudore freddo gli bagnò il viso mentre un’angoscia profonda gli stringeva il cuore.

— Che i selvaggi siano giunti qui, che abbiano sorpreso il signor Alvaro? Quegli isolotti non erano abitati che da volatili e che io sappia gli uccelli non hanno mai imparato ad accendere il fuoco. —

I terrori del povero ragazzo erano giustificati. Chi poteva aver approdato su quell’isolotto se non dei selvaggi? Il signor Alvaro non doveva aver lasciato il suo non avendo a sua disposizione legname sufficiente per costruire una zattera, anche minuscola.

— Che vi si sia recato a nuoto? — si chiese Garcia. — No, non credo che abbia avuto l’audacia di commettere una simile imprudenza sapendo che la palude è abitata da caimani e anche da enormi serpenti. —

Rimase parecchi minuti perplesso, poi prese risolutamente il suo partito.

— Andiamo all’isolotto, innanzi a tutto, — disse. — Se non troverò colà il signor Alvaro, mi accosterò cautamente all’altro e vedrò chi avrà acceso quel fuoco. —

Girò al largo per non farsi scorgere e si diresse verso l’altro il quale si trovava a circa cinquecento metri dal primo, un po’ verso l’ovest.

In dieci minuti attraversò la distanza e s’accostò prudentemente alla riva. Era certo di non essersi ingannato perchè aveva subito riconosciute quelle tenacissime piante che avevano guastato il filo della scure.

Affondò una pertica nel fango, legò la zattera, armò l’archibugio e salì silenziosamente la riva, aprendosi il passo fra le canne.