Pagina:Salgari - Il treno volante.djvu/68

66 emilio salgari


— Qualche ora.

— Il tempo necessario per udire la tua avventura — disse il greco.

— Ti preme conoscerla? — chiese l’arabo.

— Può esserci utile.

— Sì, imparerai come io mi sia fatto stritolare scioccamente una spalla.

— Con i leoni non c’è da scherzare, l’hai detto tu!

— È vero; però, qualche volta, l’ardore giovanile e la brama dell’avventura vincono la prudenza e... delle sciocchezze se ne commettono.

— Basta, narraci la storia.

— Accendo la pipa e comincio.


VI

Caccia ai leoni

Cambiate le cartucce ai fucili, appoggiate le armi alle radici che servivano loro di riparo, accese le pipe, l’arabo prese la parola.

— L’avventura che sto per narrarvi — disse — rimonta a dodici anni fa, quindi non è poi molto vecchia; tanto è vero che la mia povera spalla mi fa ancora soffrire come se le unghie della fiera tornassero a conficcarvisi.

«Ritornavo da Taborah, conducendo una carovana composta di una cinquantina di portatori e di venti asini e stavo attraversando l’Ugogo, il paradiso dei cacciatori.

«Ogni giorno dinanzi alla carovana si levavano torme di giraffe, di zebre, di cuagga, di antilopi e di bufali selvaggi, ma erano così pronti alla fuga che io non riuscivo ad ucciderne alcuno.

«Essendo rimasti a corto di viveri, un giorno mi decisi di accordare un po’ di riposo alla carovana e di mettermi in caccia.