Pagina:Salgari - Il treno volante.djvu/54

52 emilio salgari

spirava l’arrivo della sua nave. Ogni volta che ne vedeva una solcare il mare, correva sulla terrazza sperando che fosse la sua ed erano invece amare disillusioni.

«Un brutto giorno gli arrivò la notizia che la nave tanto impazientemente attesa si era sprofondata nelle orge parigine e che Mohamed tornava a Zanzibar a bordo di una nave inglese implorando anticipatamente il perdono!

— L’avrà fatto subito impalare — disse Matteo.

— Mai più. Dapprima ne aveva avuta l’intenzione, poi, pensando ai grandi servizi resigli da suo padre, voleva esiliarlo per sempre; quindi... finì per riaprirgli le proprie casse e rimandarlo in Europa a comprargli un nuovo vapore.

— Troppo buono quel Sultano — disse il tedesco. — Io lo avrei fatto decapitare.

— Mohamed adunque ripartì, sotto la condizione di non ritornare che col famoso vapore.

«La lezione non era bastata al giovane Mohamed. Il ricordo delle follie commesse a Parigi, con i denari del Sultano, doveva torturarlo ancora.

«Aveva divisato già anticipatamente di calare a fondo anche il secondo vapore nella capitale francese. Per una singolare coincidenza, sbarcando ad Aden incontra una sua conoscenza, e la coppia parte allegramente per il Cairo divorando a quattro palmenti la nave del povero Sultano.

«Quando si vide nuovamente a secco di fondi, Mohamed non ebbe il coraggio di tornare a Zanzibar, dove questa volta lo avrebbe infallibilmente atteso la morte.

«Un lampo di genio lo salvò. Vestito dei suoi abiti più splendidi si reca da un ricco armatore di Alessandria e colà facendosi conoscere per inviato del Sultano, contratta una superba nave che doveva pagarsi poi sulla piazza di Zanzibar.

«Intanto il Sultano era stupito di non veder ritornare il suo inviato. Alcune voci vaghe avevano raddoppiate le sue inquietudini. Finalmente apprese che anche la seconda nave era calata a fondo in vista delle Piramidi.