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tavola, bevette avidamente un altro bicchierino di ginepro, poi disse:

— Said-Megid, dopo aver ben rassodata la sua autorità, era stato preso da una vera manìa di possedere una nave a vapore.

«Il Sultano, che era oltremodo orgoglioso, provava un dispetto da non dirsi, vedendo le navi a vapore europee approdare nel suo Stato, mentre lui non possedeva che delle meschine navi a vela, incapaci di sostenere un combattimento, anche contro una minuscola cannoniera.

«Si narra che egli passasse delle intiere giornate sulla sua vasta terrazza, guardando con rabbia i piroscafi che entravano e uscivano dal porto; e che allora sogni incessanti turbassero la sua mente eccitata da idee di grandezza e di dominio e che piangesse d’ira e di impotenza.

«Un giorno, deciso a procurarsi una di quelle rapide navi, prese da parte uno de’ suoi fedeli ministri, Assim Abdellah, che si era distinto per il suo coraggio nella repressione di varie rivolte e gli disse:

«— Ho fatto istruire tuo figlio in Francia perchè vedesse e studiasse tutte le stregonerie dei bianchi e le meraviglie degli infedeli. Io voglio solcare i mari al pari di loro e desidero avere una nave a vapore anch’io.

«— Costerà cara, Altezza — osservò il ministro.

«— Metto i miei tesori a tua disposizione, perchè esigo ne sia conservato il segreto.

«Il figlio del ministro, Mohamed, aveva studiato da ingegnere a Parigi per incarico del Sultano. Annuì dunque subito al desiderio del suo signore e partì portando seco somme ingenti.

«Disgraziatamente Mohamed era non solo giovane, ma amava lo sfarzo ed i piaceri; quindi, invece di correre subito in qualche porto europeo, tornò a Parigi gettandosi a corpo perduto nel turbine del cervello del mondo.

«Il vapore fu mangiato coscienziosamente in meno di tre mesi!

«Il povero Sultano, frattanto, confinato nella sua isola, so-