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50 emilio salgari


La nave, vedendo l’aerotreno, il quale passava quasi sopra di essa, ad un’altezza di trecentocinquanta metri, essendosi il gas già dilatato sotto il calore solare, si era arrestata. Sulla coperta si vedeva l’equipaggio arabo immobile, con le teste alzate, guardando con stupore e con paura quel misterioso mostro che gareggiava con gli uccelli marini.

— Allah! Allah! — si udiva gridare.

Quegli uomini superstiziosi ed ignoranti, non sapendo di che cosa si trattasse, invocavano Dio perchè li salvasse da qualche tremendo pericolo. Probabilmente scambiavano il treno aereo per un vero mostro, pronto a gettarsi sulla loro nave e a mandarla a fondo.

Il Germania però, spinto dalla brezza mattutina, passò rapido, continuando la sua corsa verso la costa africana.

— Che paura! — esclamò il greco, il quale rideva a crepapelle.

— Chissà cosa racconteranno al Sultano quando saranno giunti a Zanzibar.

— Diranno che avranno combattuto contro un mostro marino — disse El-Kabir. — Non udite che fanno tuonare i cannoni?

— Credono di spaventarci!

— Sì, Matteo.

— Ed è quella tutta la flotta del vostro Sultano? — chiese Ottone.

— Non ne ha altra, eppure il Sultano è orgoglioso di quel vapore al pari e forse più di Said-Megid, che fu il primo a dotare Zanzibar di una nave a vapore.

«È una nave che è costata molto cara, quasi quanto uno dei vostri incrociatori.

— E per quale motivo?

— Voi non sapete la storia di quella nave?

— No, El-Kabir — rispose il tedesco.

— Ve la voglio raccontare perchè è buffa ed anche interessante.

Accese la pipa, si sedette sulla cassa che aveva servito da