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il treno volante 49

desco. — Matteo, apri alcune scatole di carne conservata, dammi dei biscotti, stura una bottiglia di ginepro. Un bicchierino non farà male.

— Il Profeta proibisce le bevande fermentate — disse l’arabo.

— Ti perdonerà in vista delle circostanze speciali — disse il greco. — Lo ha proibito agli uomini che vivono in terra e non già a quelli che volano.

— Ed infatti il Corano non ha mai accennato agli uomini che volano.

— Come vedi, tu puoi gustare il nostro liquore.

— Tu sei il più forte; mi sottometto al tuo giudizio — rispose l’arabo.

I due negri, che si erano un po’ rimessi, avevano trascinata una cassa in mezzo alla piattaforma, gettandovi sopra una tovaglia, mentre Matteo apriva le scatole e sturava le bottiglie.

L’arabo ed i due europei si misero a mangiare col miglior appetito, non dimenticando i negri. Anzi l’arabo gustò molto il ginepro a dispetto dei precetti del Corano.

Mentre mangiavano, l’alba sorgeva. Le stelle scomparivano e le tenebre si dileguavano, mentre il sole saliva sull’orizzonte e il mare scintillava di miriadi di punti d’oro.

L’isola di Zanzibar era scomparsa nella nebbia mattutina, mentre verso occidente cominciava a delinearsi la costa africana, di già molto vicina.

Alcuni uccelli marini erano accorsi a volteggiare attorno al treno aereo, salutandolo con strida gioconde e cercando di seguirlo nella sua rapida corsa.

L’arabo e i due europei, messi di buon umore dalla colazione, stavano per accendere le pipe quando fra la nebbia che copriva il mare videro uscire una nave a vapore, la quale pareva che si dirigesse verso Zanzibar.

Era una nave a due alberi, di vecchia apparenza, armata di alcuni cannoni e che sull’albero maestro portava la bandiera del Sultano.

— Ecco tutta la flotta del nostro Re — disse l’arabo.