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— Padrone — disse, curvandosi sul foro, — ho veduto due arabi fermi dinanzi all’entrata della galleria.
— Sono armati?
— Di fucili e di lance.
— Non ne vedi altri?
— No, padrone.
— E il mostro che vola si vede?
— Sì, è sospeso sopra la piazza del mercato.
— Puoi scendere fino al bosco e procurarti una liana?
— Lo farò.
— Non farti scorgere dai due arabi.
— Non mi vedranno.
— Cosa volete farne della liana? — chiese Ottone all’inglese.
— Ci servirà per salire. Questa colonna può solo servire ai negri, che sono agili.
— Uccideremo gli arabi di sentinella?
— Credo che sia inutile assalirli. Faremo il giro della collina, così non si accorgeranno della nostra fuga.
— E come faremo a entrare inosservati in Kilemba? Vi saranno delle sentinelle di turno.
— Conosco un passaggio che non è mai guardato. Noi giungeremo sulla piazza del mercato senza essere veduti da nessuno.
— Qualche galleria sotterranea?
— Sì, fatta aprire dal sultano per fuggire in caso di pericolo.
— E dove mette?
— Dietro il capannone del sultano.
— Vorrei dare una buona lezione anche a quel briccone.
— Ne avremo il tempo, dopo.
— Padrone — venne ad avvisare in quel momento il negro. — ho trovato la liana.
— Legala a qualche roccia, poi lasciala cadere fino a noi.
Lo schiavo fu pronto a obbedire. L’inglese si aggrappò alla corda vegetale e si arrampicò fino all’apertura; gli altri lo seguirono.
Quando furono fuori si radunarono fra quattro enormi massi,