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il treno volante 229


— Cosa vuoi? — chiese l’inglese, quando fu vicino al parlamentario.

— Io vengo a trattare con gli uomini bianchi in nome del mio padrone.

— Chi è innanzi tutto il tuo padrone?

— L’arabo Altarik, il più ricco trafficante dell’Africa equatoriale.

— E che cosa vuole da noi?

— Che restituiate a lui il prigioniero del Sultano, unitamente alla polvere d’oro.

— E se questo prigioniero non desiderasse affatto di andare col tuo padrone?

— Chi ve lo dice?

— Te lo dico io.

— E chi siete voi?

— Il prigioniero inglese.

Lo zanzibarese fece un gesto di stupore, accompagnato da una smorfia di malcontento.

— Voi non volete venire con noi? — chiese. — Il mio padrone è venuto qui appositamente per liberarvi e ricondurvi alla costa.

— È venuto per me o pel tesoro? — chiese l’inglese ironicamente.

— Per l’uno e per l’altro.

— Allora tornerai dal tuo padrone e gli dirai che io gli sono riconoscente della sua premura, ma che preferisco rimanere fra gli uomini bianchi giunti qui prima di lui, e che preferisco anche tenermi il tesoro e portarlo da me alla costa.

Lo zanzibarese fece un moto di rabbia.

— Vi opponete ai voleri del mio padrone?

— Io non ho padroni — rispose l’inglese. — Faccio quello che voglio io, essendo uomo libero.

— Il mio padrone vi avrà con la forza.

— Si provi ad assalirmi.

— Lo farà e subito.