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il treno volante 17


— Non importa — disse il tedesco. — Il nostro pallone li lascerà molto addietro e quando essi giungeranno là dove si trova la Montagna d’oro, noi saremo già tornati a Zanzibar.

— Potrà il vostro pallone portare tanta massa d’oro? — chiese l’arabo con voce inquieta.

— Suppongo che non si tratti d’una vera montagna — rispose il tedesco, ridendo. — Vi posso dire però che noi potremo caricare la bagattella di diciottomila chilogrammi di roba.

— Che specie di pallone è il vostro per portare simile peso? — esclamò l’arabo, stupito.

— Lo vedrete domani.

— Partiremo così presto?

— È necessario, per non destare sospetti nel Sultano. Mi dicono che sia poco ben disposto verso gli europei che intraprendono spedizioni nell’interno del continente.

— Questo è vero, mirando gli europei a sottrarre alla sua influenza l’Ukani, l’Usagara e l’Useguha. Dovremo quindi agire con prudenza estrema.

— Per quale cagione? — chiese il greco.

— Sono attentamente sorvegliato.

— Da chi?

— Dagli uomini di Altarik.

— Sospettano che tu parta per il continente?

— Certo — rispose l’arabo.

— Li inganneremo tutti — disse il tedesco.

— In quale modo?

— Venendo a prendervi di notte.

— Col vostro pallone?

— Sì — rispose il tedesco.

— Qui?

— Sì, nella vostra casa.

— Allora deve essere un pallone meraviglioso.

— Dirigibile.

— E potremo andare dove vorremo?

— Anche contro vento.